Percorsi
Da Sennariolo a Foghe si puo' percorrere una strada in parte asfaltata che, in circa 12 km, attraversa
una zona molto solitaria, una terra verde in cui l'acqua si mescola alla religiosita' e all'archeologia (classica ed industriale). Scendendo dal Montiferru verso il mare si visiteranno diversi luoghi di interesse e si godra' anche di un bellissimo panorama.
La mappa in alta risoluzione e' disponibile qui.
1. Inizio e Santa Vittoria
Giunti a Sennariolo all'altezza del bivio per Scano Montiferro, si svolta a sinistra seguendo il cartello per Santa Vittoria (o la struttura "La Rosa dei Venti"). Per 4,3 km si percorre la strada asfaltata avendo di fronte la collina alla cui cima si nota la chiesa di Santa Vittoria, la prima destinazione. Giunti ad un incrocio ad Y, a sinistra si continuera' successivamente su strada sterrata, mentre adesso si va a destra salendo sulla cima della collina (800 metri).
Arrivati in cima, a sinistra notiamo il ristorante "La Rosa dei venti", mentre a destra, piu' rialzata, vediamo la chiesa di Santa Vittoria. Girando intorno a questa si gode di un panorama a 360 gradi dal mare al Montiferru.
Dal Dizionario Storico Sardo "Angius/Casalis" (1833-1856)
Sotto il ponente del paese, alla distanza di poco men di tre miglia, levasi un colle, in cima al quale e' una cappella dedicata alla SS. Vergine dal titolo della Vittoria, perche' a pie' del medesimo i planargesi ebbero vittoria sopra una ciurma di barbari che erano sbarcati per invadere il paese, saccheggiarlo e portarne in schiavitu' le persone. Ignorasi l'epoca, in cui ebbe luogo questo fatto glorioso, del quale si ebbe riconoscenza alla Diva, invocata nel pericolo.
2. Alla Cartiera
Tornando all'incrocio, si imbocca la strada sterrata (2,3 km, con vari sassi che rendono difficoltosa la marcia), questa e' interrotta nei punti piu' in pendenza prima da un tratto in asfalto e successivamente, giungendo cosi' alla vista della Cartiera, da un tratto con fondo in cemento armato. Dopo una esposta curva in discesa a destra, si fa un'altra curva a sinistra e si nota il sentiero che scende alle rovine (da percorrere a piedi, 200m).
Da sardegnacultura.it
In un ameno vallone alla confluenza dei torrenti Riu Mannu e Riu Marafe', in territorio di Tresnuraghes ma al confine delle competenze comunali di Cuglieri e Sennariolo, sorge la maestosa rovina denominata localmente "sa fabbrica de su paberi". e' un importante esempio di archeologia industriale, da circa due secoli condannato all'oblio e all'assalto della vegetazione spontanea. L'impresa fu avviata durante la presenza dei Savoia in Sardegna fra il 1799 e il 1814, dopo che i Francesi ebbero occupato i loro territori continentali, e fu tra le poche iniziative a favore dello sviluppo dell'industria isolana. Identificato il luogo, sufficientemente ricco d'acque ma eccessivamente distante dal mare per un efficiente approvvigionamento di materie prime, ne fu affidata la progettazione al giovane marchese Vittorio Pilo Boyl. Si avviarono i lavori nel 1809, con l'impiego di circa 200.000 franchi, spesi fino all'abbandono dell'edificio, in cui – come scrive l'Angius - altro non si produsse che "alcune prove o saggi di carta, la quale per suo colorito troppo oscuro, ad altro non poteva adoperarsi, che a scrivervi ed imprimere". Quanto resta nella pittoresca vallata ai confini del Montiferru e' la sola prima "manica" o sezione prevista dal progetto che avrebbe dovuto occupare un'area quasi doppia. La struttura [costruita in ignimbrite bosana, ndC] si innalzava su tre livelli: il piano terra avrebbe dovuto ospitare le macchine, mosse dall'acqua incanalata in una lunga galleria voltata [ancora presente, ndC], mentre i livelli superiori, con coperture in legname, avrebbero dovuto ospitare gli ambienti per l'asciugamento della carta. Di questi piani alti resta solo la serie di grandi finestroni rettangolari ravvicinati nei tratti superstiti dell'alzato, destinati ad essere chiusi da ante di legno munite di finestrini per dar luce all'interno.
Da italiatua.it
Fra [i documenti] che testimoniano la volonta' reale, il primo reca la data del 1807 e con esso si da conto della necessita' di introdurre stabilimenti vantaggiosi al regno, e tra questi appunto una cartiera, per evitare l'annua fuoriuscita di una ragguardevole somma di denaro. Persone esperte erano gia' state chiamate dalla terraferma, perche', spostandosi nell'isola, individuassero il luogo piu' adatto per l'intrapresa. Esso venne scelto nella Planargia, ai confini tra il villaggio di Tresnuraghes e quello di Cuglieri, segnati proprio dal rio Mannu, un fiume in parte anche navigabile, motivando con l'abbondanza delle acque, la salubrita' del clima, la presenza di legnami, e la facilita' di trasporto via mare degli stracci e altri materiali occorrenti. Ancora nella fase preparatoria, un regio biglietto del 1807, fa emergere le prime avvisaglie delle difficolta' del regio erario. Nel successivo regio biglietto del 25 aprile 1807 si manifesta la necessita' di prendere a mutuo decennale la somma di seimila scudi dal capitolo della chiesa cattedrale di Oristano. Nel 1808 i lavori ebbero inizio e procedettero con una certa speditezza, essendosi reperite le risorse occorrenti. E' del 28 ottobre 1808 il regio biglietto con il quale si annuncia l'intenzione di prendere a prestito la somma di settemilacinquecento lire sarde dalla diocesi di Sassari per consentire di portare a termine i lavori, gia' a buon punto. L'epilogo delle vicende della cartiera si ha con il regio biglietto del 27 gennaio 1811, in cui si afferma l'impossibilita' di continuare nell'impresa per mancanza di fondi, non essendovene neppure per poter trattenere nel regno il maestro cartaio Balma. Dopo una carestia che rendeva difficile procurare vettovaglie per il personale lavorante, una lettera in data 9 aprile 1816 fa chiaramente capire che i lavori a quel periodo erano stati fermati, forse interrotti definitivamente.
3. San Marco
Continuando lungo la strada per 1,5 km (+300m) si supera un agriturismo e si svolta su una strada asfaltata a sinistra che ci porta in salita (notando sulla destra una strada sterrata che seguiremo successivamente) ad un cancello che racchiude il boschetto nel quale si trova il santuario, dopo aver superato una edicola con statua di San Marco con il leone. Questo e' costituito dall'edificio della chiesa e da un altro edificio che ospita le persone che partecipano alle funzioni come la Novena. Nel boschetto si trovano anche tavoli per il picnic. Camminando sulla destra del santuario si ha una ottima visuale del territorio circostante, mentre proseguendo tra santuario e casa dei novenari si vede la collina di Santa Vittoria.
Da Italiatua.it
La chiesa di San Marco e' situata sul colle omonimo a circa nove km dal paese. Per le diverse caratteristiche si suppone abbia avuto influenza sia bizantina che spagnola, non si sa di preciso il suo periodo di appartenenza. Essa sorge sulla cima di una collina chiamata "su monte e Santu Malcu; venne costruita presumibilmente tra la fine del XIV sec. e l'inizio del XV sec., periodo questo di pestilenze e scorrerie da parte dei pirati saraceni. Pare che la festa della prima domenica di settembre sia stata istituita per ringraziare il Santo di aver salvato la popolazione dalla pestilenza; proprio in quel periodo gli abitanti di Tresnuraghes si trasferirono su colle di S. Marco, molto probabilmente la chiesa con i locali attigui vennero utilizzati come "lazzaretto" e il santo li salvo'. Si suppone che quelle piccole abitazioni (domittas) che si trovano attorno alla chiesa e che attualmente accolgono le due confraternite durante la festa, siano state costruite proprio come locali per ospitare gli ammalati.
4. Foghe
Tornando sulla strada sterrata citata prima, e svoltando nuovamente a sinistra, si giunge (3,1 km) sulla strada che porta alla zona di Foghe (si vede ancor prima di arrivare la torre).
Parcheggiando vicino alla torre, si puo' camminare lungo il promontorio, guardando a nord la costa che arriva fino a Bosa (si vedono i faraglioni di Corona Niedda), e successivamente, girando intorno alla torre, si vede la foce del Rio Mannu con il suo particolare andamento, e si puo' scendere verso essa seguendo un sentiero scosceso che porta alla spiaggia.
Da sardegnacultura.it
Situata a 70 m sul livello del mare, la torre Foghe aveva un campo visivo di 30 km ed era in contatto ottico con le torri di Capo D'Ischia e di Capo Nieddu. Il fortilizio dominava l'accesso al fiume Mannu, possibile rifornimento d'acqua per i pirati barbareschi.
La torre e' costituita da due corpi cilindrici di diametro quasi identico; l'attacco della seconda struttura si colloca a un terzo dell'altezza. Il diametro alla base della torre e' di 8,6 m e l'altezza di 9,6 m. All'interno vi e' una camera circolare voltata a cupola, priva di feritoie, con un caminetto interno; l'unica apertura e' il boccaporto, situato ad un'altezza di 4 m dal suolo. Sulla s. dell'ingresso, una scala, ricavata nello spessore murario, permette l'accesso alla terrazza esterna o piazza d'armi. Il materiale con il quale e' stata realizzata la torre, proviene dalla zona; per la struttura sono state utilizzate delle rocce basaltiche, mentre l'arco e gli stipiti del boccaporto sono in vulcanite rossa.
La torre fu costruita probabilmente in un periodo compreso fra 1580 e il 1590, in quanto compare nella relazione di Giovanni Francesco Fara sulle torri esistenti prima del 1591. Precedentemente, secondo la relazione del capitano di Iglesias, Marco Antonio Camos, che aveva compiuto un censimento delle coste della Sardegna e dei siti piu' frequentati dai corsari, esisteva alla foce del fiume un posto di guardia costituito da due uomini pagati dai corallari di Bosa.
Nel 1604 sono documentati i primi lavori di riparazione. Altre opere di restauro sono attestate nel 1720, quali l'intonacatura delle pareti e della terrazza e la risistemazione delle garitte e della mezzaluna.
Da una relazione del 1729, la torre e' definita "de armas", di difesa pesante; invece, secondo la relazione del Ripol del 1767, il fortilizio funzionerebbe come torre di segnalazione essendo, sempre secondo il relatore piemontese, la guarnigione presente nel fortilizio composta soltanto dall'alcaide (il capitano della torre), da due soldati e da un arsenale, costituito da un solo cannone e una spingarda.
Nello stesso anno, fu progettato un nuovo restauro della torre di Foghe e di quella di Argentinas, dal colonnello delle torri De Brondel; nel 1784 furono eseguite altre riparazioni e nel 1833 fu ristrutturata nuovamente, insieme alle torri di Ischia Ruja e di Columbargia.
Nel 1842, fu soppressa la Reale Amministrazione delle Torri e l'anno successivo fu dismessa. Attualmente il parapetto della piazza d'armi e' crollato e, nella parte sinistra dell'ingresso, la muratura presenta una vistosa lesione con cedimento del pietrame.