Luoghi
Columbaris
Descrizione del sito di Columbaris, raggiungibile da una strada bianca di un paio di chilometri, a metà tra S'Archittu e Santa Caterina, che termina in un parcheggio dal quale si raggiunge un centro visitatori (chiuso) e il sito dopo 300 metri a piedi.
A) Columbaris
1. Guide
a. Paragrafo da Oristano e l'Arborea
La zona archeologica è molto vasta, ma lo
stato arretrato degli scavi la rende interessante solo per gli
specialisti. [nota: la guida è del 1993, la situazione è -poco-
migliorata] Tuttavia la solitudine agreste del luogo e
l'imponenza del sito-archeologico che si intuisce impongono la
deviazione. Le tracce più evidenti sono quelle dell'ultima
sovrapposizione paleocristiana, individuabile nella grande area
cimiteriale (in uso dal IV secolo d.C. fino al IX), che riutilizza
parte delle necropoli preesistenti, e nelle due basiliche,
anch'esse ottenute avvalendosi della struttura dei primitivi templi
pagani. Varcato l'ingresso, si incontrano subito sulla destra una
lunga fila di tombe e un edificio rettangolare che si caratterizza
per la presenza di una doppia abside nella parete di fondo. E'
questa la basilica sepolcrale, così chiamata per il gran numero di
tombe che contiene. Disposta perpendicolarmente a questa prima
struttura, poco più avanti, se ne incontra un'altra, la basilica
maggiore, della quale si vedono tracce delle tre navate e del
portico antistante. Adiacente a questo edificio, un altro minore,
destinato a battistero: si conserva ancora il fonte battesimale, a
forma di croce, dotato di scalini, all'interno di una struttura a
base ottagonale, che in origine doveva essere coperta da un
baldacchino con colonne e capitelli. Gli ultimi scavi stanno
recuperando le botteghe artigiane che si aprivano sulla zona e tra
queste dovrebbero trovarsi anche alcune cauponae, le osterie
del tempo.
(da Oristano e l'Arborea, Slow Food editore,
1993, pp.90-91)
b. Paragrafo dalla Guida Rossa della Sardegna
Un chilometro oltre Santa Caterina si dirama
alla sin, della statale un sentiero (segnalato) che conduce (c. 600
m) all'area archeologica paleocristiana di Columbaris, importante
complesso cultuale sorto in relazione con la città punico-romana di
Cornus; databile fra il IV e il IX sec. ospitava forse una comunità
monastica e un vescovo, ma è solo una congettura che sia da
localizzare qui la sede della diocesi di Senafer. Gli scavi
-avviati a partire dagli anni '50 fino ai più recenti degli
anni '90 - hanno messo in luce una vasta area cimiteriale
formatasi nel IV sec. in funzione della "memoria" di un
importante personaggio, forse un martire, il cui sarcofago è stato
probabilmente protetto da una doppia abside con grossi blocchi
calcarei; a partire da quest'area vennero organizzandosi numerosi
ambienti -con destinazione sepolcrale o cultuale - realizzati
pavimentando gli spazi sulle deposizioni; l'annessa arcaica piscina
battisteriale aveva alle testate due scalette che permettevano il
rito dell'immersione. Proseguendo verso S si raggiunge la basilica
maggiore, longitudinale a tre navate, con abside inscritta e seggio
episcopale, costruita forse nel VI sec allorché la vicina basilica
minore, divenuta insufficiente, venne trasformata in un secondo
battistero; nella nuova costruzione sono state rinvenute le tarde
iscrizioni dedicatorie, mai messe in opera, che attesterebbero un
tentativo di ripresa del complesso nel sec. XII; la trasformazione
dell'aula basilicale minore in un enorme battistero, comportò la
costruzione di una vasca ottagonale coperta dal baldacchino
sostenuto da splendidi capitelli e colonne. Annessi alla basilica
battisteriale -sono anche altri edifici forse pertinenti a varie
officine, i cui resti sono stati scoperti durante gli ultimi scavi.
L'abbandono del complesso -con soppressione o trasferimento
dell'ipotizzata diocesi - si pone al sec. IX, forse in seguito a
ripetute incursioni arabe.
Qualche centinaio di m a SE di Columbaris sono
state rintracciate per ampio raggio le vestigia della città di
Cornus: pochi resti visibili, concentrati principalmente sul
colle di Corchinas m 94, dove si possono osservare il muro do cinta
dell'acropoli nella sua fase più tarda (bizantina), le fondazioni
di alcuni edifici in blocchi squadrati di calcare e i ruderi di un
ramo dell'acquedotto romano. Cornus, fondata probabilmente dai
Cartaginesi (i materiali più antichi, ceramiche puniche e attiche,
risalgono al sec. V a.C.) dovette avere un carattere essenzialmente
agricolo che favorì l'integrazione sardo punica. Nel corso della 2a
guerra punica divenne il fulcro della resistenza contro i Romani e
Livio narra diffusamente la formazione di una vasta coalizione
antiromana che, nel 215 a.C., vedeva schierati insieme Cartaginesi
e Sardi al comando, rispettivamente, di Asdrubale il Calvo e di
Ampsicora e Hostus. L'esito negativo per i Sardo-Punici di
due battaglie (di cui la prima combattuta non lontano dalla città)
decise il destino di Cornus, che dopo alcuni giorni d'assedio venne
espugnata. In età imperiale il centro raggiunse forse il rango di
colonia e fu collegato da strade con Bosa e Tharros. Che Senafer,
il cui vescovo è attestato fin dal 484, sia da identificare con
Cornus, è un'altra ipotesi probabile ma non documentata. La
decadenza, determinata soprattutto dalle scorrerie saracene, si
concluse con l'abbandono dell'insediamento verso il X-XI
secolo.
L'area attualmente visitabile, in località
Columbaris, è adiacente al sito del centro punico e omano;
comprende la sede episcopale che conserva i resti di due basiliche,
di un battistero e di un'area cimiteriale in uso dal sec. IV d.C.
fino al IX, abbandonati in seguito a scorrerie arabe. Varcato
l'ingresso (gli scavi sono tuttora in corso), si incontrano subito
sulla destra una lunga teoria di sepolcri e un edificio
rettangolare che si caratterizza per la presenza di una doppia
abside nella parete di fondo e che è noto come basilica
sepolcrale per il gran numero di tombe che contiene. Disposta
perpendicolarmente a questa prima struttura se ne incontra subito
un'altra, la cosiddetta basilica maggiore. Dotata in origine
di nartece, era divisa in tre navate con altare al centro e
cattedra episcopale presso l'abside. Ancora adiacente e parallelo a
questo edificio era il battistero, con una serie di divisioni
interne concepite secondo il percorso che dovevano seguire da un
lato il catecumeno e dall'altro il sacerdote che doveva impartire
il sacramento (i due, prima della cerimonia, non dovevano
incontrarsi). Al centro sta la fonte battesimale cruciforme dotata
di scalini e inglobata in una struttura con planimetria ottagonale,
coperta in origine da un baldacchino con colonne e
capitelli.
(da Sardegna - Guide d'Italia Touring Club Italiano)
c. Voce sulla Enciclopedia della Sardegna
Columbaris: Località romana della costa occidentale sarda. Era ubicata tra gli attuali villaggi turistici di S'Archittu e Santa Caterina di Pittinuri, nel territorio di Cuglieri. Etimologicamente il toponimo sembra derivare da columbarius (luogo di colombi),piuttosto che trarre origine -come è stato proposto da alcuni- dalla presenza di antiche sepolture "a colombario" di età romana. Nel sito esiste comunque un importante complesso di edifici con annessa una vasta area funeraria, rimessi in luce dagli scavi archeologici a partire dagli anni Cinquanta del Novecento; il complesso corrisponde alla cittadella episcopale dove risiedeva il vescovo della diocesi altomedioevale di Cornus, distinta topograficamente dalla città punico-romana, da cui dista circa 1 km in direzione nord-est. In effetti nelle fonti scritte il primo esplicito riferimento all'esistenza di una Sancta Ecclesia Cornensis, ossia di una comunità cristiana organizzata sotto un'autorità vescovile, risale a un momento assai tardo; un Boethius capo della Chiesa cornuense è infatti contenuto nella lista dei vescovi che sottoscrissero gli atti del sinodo lateranense del 649. A quel tempo la città romana doveva essere comunque già sede di diocesi da secoli, seppure questa recasse un'altra denominazione; infatti la dottrina storica, ormai unanime, ha identificato la diocesi di Senafer, attestata sin dal 484, con la cattedra vescovile di Cornus. Possiamo ammettere che, nel momento imprecisato in cui fu costituita la diocesi, il vescovo di Cornus vantasse una duplice denominazione: da un lato quella della città punica e poi romana, Cornus appunto, dall'altro quello di una nuova "cittadella", Senafer, suburbana e sorta proprio in funzione della sede vescovile. Il complesso episcopale, ubicato in un settore servito da una strada secondaria che collegava Cornus con Gurulis nova (presso Cuglieri), si insediò nell'area di una villa; una prima variazione all'originaria destinazione del sito è testimoniata dall'inizio dell'attività funeraria nella prima metà del secolo IV; nella seconda metà dello stesso secolo il cimitero fu meglio organizzato, dotando il banco roccioso con un sistema a terrazze e monumentalizzando una porzione della necropoli con la creazione di una basilica funeraria orientata a nord e dotata di avancorpo, anch'esso destinato ad accogliere sepolture. E' possibile che almeno in parte la basilica funeraria fosse priva di copertura. Alla fine del secolo IV o agli inizi del successivo furono costruiti altri due edifici di culto; date le caratteristiche del complesso, possiamo ragionevolmente supporre che in questo momento fosse ormai costituita la diocesi cornuense. Le più recenti indagini testimoniano la continuità di vita fino almeno a tutto il secolo VII, cronologia confermata anche dall'utilizzo dell'area funeraria; si datano al secolo VII elementi scultorei di decorazione architettonica mai messi in opera, rinvenuti all'interno del battistero, unitamente a un'iscrizione votiva frammentaria con la dedica a Santa Maria, San Giovanni e San Paolo.
(da Enciclopedia della Sardegna - Volume III)
2. Identificazione con Cornus
A.F. Matthei, l'autore della Sardinia Sacra, fu il primo studioso ad ipotizzare, nel 1758, una sede vescovile in Cornus, basandosi sulla dignità civile di questa città. Tuttavia solo con le ricerche archeologiche nell'area di Columbaris, nel suburbio settentrionale di Cornus, avviate nel 1955, è stato individuato un complesso paleocristiano costituito da una zona cimiteriale, da una basilica episcopale composta da due aule, la minore delle quali venne trasformata nel VI sec. d.C. in battistero, e da un organismo edilizio, a mezzogiorno del battistero, connesso agli edifici di culto. I cospicui rinvenimenti archeologici convinsero F.C. Casula nel 1963 a proporre l'identificazione di Sanafer, una sede episcopale incerta nota sin dal V sec. d.C, con Cornus.
In conclusione possiamo ritenere fondata l'ipotesi di identificazione di Sanafer, con Cornus atteso il catalogo di diocesi del VII sec. di Giorgio Ciprio, che elenca sette chiese vescovili in Sardegna, mentre, contemporaneamente, è noto dagli Acta del Concilium Lateranense un episcopus Cornensis. L'alternanza di denominazioni del vescovo cornense (Cornensis / de Sanafer) va probabilmente ricondotta all'interpretazione della diocesi di Cornus. In tal caso saremmo condotti a ricostruire il territorio della diocesi di Sanafer sulla base dell'estensione originaria della diocesi di Bosa che sembra abbia ereditato titolo ed estensione geografica da Cornus.
(da Raimondo Zucca - Cornus e la rivolta del 215 a.C. in Sardegna)
B) Possibile "cava"
Un probabile sito di estrazione di materiale da costruzione per Cornus fu la zona dell'Arco, dove si riscontrano escavazioni di forma rettangolare nella roccia tra l'Arco e lo Scoglio dei Genovesi. Sul posto si vede uno scalino artificiale, segno che ne sono staccati blocchi (anche la base è più piatta delle zone intorno), una fila di escavazioni rettangolari e un rettangolo con lo scalino.